Potentia a Porto Recanati
Area archeologica di Potentia
Nell’autunno 2011 sono stati eseguiti saggi archeologici stratigrafici in occasione dei lavori di manutenzione di un tratto di condotta idrica, della lunghezza di ca. 160 m, ricadente in pieno all’interno dell’area sottoposta a vincolo archeologico, su cui insiste la colonia romana di Potentia, fondata nel 184 a.C. In particolare i lavori hanno interessato la fascia a ridosso della Strada Statale 16, all’interno della grande area rurale posta a NO rispetto alla porzione di insediamento scavato tra il 1980 e il 2000 e reso fruibile al pubblico. In occasione di tali lavori di manutenzione si evidenzia che in realtà la condotta idrica, nel momento della sua posa originaria negli anni '70-'80, aveva già intercettato e distrutto strutture murarie e stratigrafie riconducibili certamente agli edifici facenti parte della rete urbana di Potentia. Lungo il tracciato sono stati aperti cinque saggi archeologici in corrispondenza dei punti in cui erano state intercettate strutture murarie e i depositi archeologici, tutti affioranti poco al di sotto del piano di campagna attuale. Si tratta principalmente di brevi tratti di muri realizzati in materiale laterizio di reimpiego, tutti con orientamento NS/EO, allineati all’impianto urbano, che definiscono diversi ambienti con i relativi piani pavimentali, tra i quali sono emersi una porzione di apparato musivo e una estesa pavimentazione in opus spicatum. I muri sono costruiti in doppio paramento di tegole ad alette spezzate e nucleo interno in scaglie laterizie e frammenti ceramici reimpiegati (anforacei, dolia), utilizzando come legante argilla molto compatta e ghiaia fine. Tale tipologia sembra corrispondere a quella di diverse strutture murarie visibili all’interno dell’area archeologica già indagata, poste alla stessa quota. Gli strati di abbandono hanno restituito frammenti ceramici inquadrabili, in modo per ora solo approssimativo, in età tardo-imperiale.
All’interno del saggio 1 sono stati rimossi diversi strati di interro e uno strato di crollo di intonaco bianco, fino a raggiungere una porzione di massetto preparatorio in malta, funzionale probabilmente a una originaria pavimentazione in mattoni, testimoniata dalla presenza di due laterizi ancora in situ. Il massetto risulta tagliato da una grande fossa di spoliazione, all’interno della quale sono presenti uno strato di terra argillosa, molto dura, e materiale laterizio inzeppato e inclinato, in modo tale da far ritenere che la fossa (non completamente scavata) possa essere ancora piuttosto profonda. La struttura muraria meglio conservata, messa in luce fino alla quota della sua fondazione, ha subito diversi rifacimenti, sia nel paramento orientale che in quello occidentale.
Degno di nota risulta essere il rinvenimento, all’interno del saggio 2, di una porzione di rivestimento musivo in tessere bianche, obliterato da un livello di crollo di laterizi, all’interno del quale è emerso un frammento di marmo iscritto. Sia il mosaico, sia il crollo, sono in gran parte tagliati, già in antico, da una grande fossa di spoliazione, che ha restituito, tra l’altro, una moneta databile alla seconda metà del IV secolo d.C.
I saggi 4 e 5, ubicati alla fine dell’area di intervento, ognuno sui due lati della condotta, sono i più estesi (in particolare il saggio 5 misura 7x3 m) e hanno portato alla luce, al di sotto di un importante crollo di elementi laterizi di copertura (tegole e coppi), un ampio pavimento in opus spicatum, delimitato da strutture murarie perimetrali parzialmente conservate ed esplorate solo per brevi tratti, che sembrano definire un grande ambiente rettangolare con orientamento NS. Il pavimento mostra due diverse tessiture dello spicatum, perpendicolari tra loro e contigue, che potrebbero forse indiziare un diverso utilizzo di ciascuna parte della stanza, al centro della quale si trova un pozzetto circolare, realizzato con frammenti di laterizi e concluso superiormente da grandi conci di arenaria, uno di dei quali provvisto di un foro circolare. I numerosi frammenti di ossa animali rinvenuti sul pavimento mostravano evidenti tracce di macellazione, tanto da indurre a ipotizzare che si possa trattare di un ambiente adibito alla lavorazione delle carni, appartenente a un complesso risalente a epoca tardo-antica.
All’interno del saggio 1 sono stati rimossi diversi strati di interro e uno strato di crollo di intonaco bianco, fino a raggiungere una porzione di massetto preparatorio in malta, funzionale probabilmente a una originaria pavimentazione in mattoni, testimoniata dalla presenza di due laterizi ancora in situ. Il massetto risulta tagliato da una grande fossa di spoliazione, all’interno della quale sono presenti uno strato di terra argillosa, molto dura, e materiale laterizio inzeppato e inclinato, in modo tale da far ritenere che la fossa (non completamente scavata) possa essere ancora piuttosto profonda. La struttura muraria meglio conservata, messa in luce fino alla quota della sua fondazione, ha subito diversi rifacimenti, sia nel paramento orientale che in quello occidentale.
Degno di nota risulta essere il rinvenimento, all’interno del saggio 2, di una porzione di rivestimento musivo in tessere bianche, obliterato da un livello di crollo di laterizi, all’interno del quale è emerso un frammento di marmo iscritto. Sia il mosaico, sia il crollo, sono in gran parte tagliati, già in antico, da una grande fossa di spoliazione, che ha restituito, tra l’altro, una moneta databile alla seconda metà del IV secolo d.C.
I saggi 4 e 5, ubicati alla fine dell’area di intervento, ognuno sui due lati della condotta, sono i più estesi (in particolare il saggio 5 misura 7x3 m) e hanno portato alla luce, al di sotto di un importante crollo di elementi laterizi di copertura (tegole e coppi), un ampio pavimento in opus spicatum, delimitato da strutture murarie perimetrali parzialmente conservate ed esplorate solo per brevi tratti, che sembrano definire un grande ambiente rettangolare con orientamento NS. Il pavimento mostra due diverse tessiture dello spicatum, perpendicolari tra loro e contigue, che potrebbero forse indiziare un diverso utilizzo di ciascuna parte della stanza, al centro della quale si trova un pozzetto circolare, realizzato con frammenti di laterizi e concluso superiormente da grandi conci di arenaria, uno di dei quali provvisto di un foro circolare. I numerosi frammenti di ossa animali rinvenuti sul pavimento mostravano evidenti tracce di macellazione, tanto da indurre a ipotizzare che si possa trattare di un ambiente adibito alla lavorazione delle carni, appartenente a un complesso risalente a epoca tardo-antica.
Contatti utili
Indirizzo:Via S. Maria in Potenza
Comune:Porto Recanati
Telefono:+39071.7591872 (Pro Loco)
Fax: +39071.7599767
Email: info@portorecanatiturismo.it
Sito web: www.archeomarche.beniculturali.it
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